Ci sono incontri generosi, ricchi di emozioni che scolpiscono il cuore e di un senso di equilibrio che quasi riesci ad afferrare. Così è stato con Stefania, la donna dei boschi, che da anni vive in una piccola borgata della valle Varaita, dove lavora il legno creando bellissimi gioielli e oggetti d’arredamento.
L’incontriamo incuriosite dai suoi corsi e laboratori per imparare ad ascoltare la natura e approcciarsi alla lavorazione del legno, e ci cattura, tanto da farci balenare l’idea di proporvi un itinerario alla scoperta del suo lavoro. Intuiamo che la sua arte, questo posto così bello ed esclusivo, non sono arrivati per caso e, come spesso accade, cerchiamo di conoscerla meglio. Ve la presentiamo, certe che la sua marmellata di fichi e noci sia forse il modo più diretto di comprendere i perché delle sue scelte, ma per quella, dovrete andare a trovarla!
Decidere di abbandonare tutto e ritirarsi in mezzo alla natura è un sogno che abbiamo in tanti, ma in pochi hanno il coraggio di realizzarlo. Come hai preso questa decisione?
Vivo in Borgata da sette anni, gli anni di Gulliver il mio cane. In realtà non mi sembra di essere mai vissuta altrove. Prima non vivevamo in una grande città, ma ci mancava comunque qualcosa, ci mancava “respiro”. Qui ci siamo arrivati per caso, seguendo un annuncio di giornale per una casa in vendita in mezzo al bosco. E’ stato amore a prima vista! E’ una vecchia piccola baita. La nostra cucina era la stalla della borgata: la mangiatoia delle mucche, con un asse di legno che la copre e qualche cuscino, è diventata il nostro sofà; il fienile è adesso la nostra camera da letto. Al mattino ci svegliamo per il forte cinguettare degli uccellini e sovente ci troviamo i caprioli in cortile.
Spesso, quando si ha paura del cambiamento, è perché non sappiamo cosa aspettarci. Nel tuo scegliere il bosco cosa hai scoperto? Quali sono le cose che hai imparato, che ti hanno sorpreso?
Vivendo qui ho imparato che è importante rendersi conto di chi si è e cosa si sta facendo per rendere vive le proprie giornate. Io l’ho capito con la natura, attraverso il legno. Mi ha fatto scoprire un mondo interiore diverso, un senso legato alle cose che faccio. Il resto conta poco.
Per fortuna però ho imparato anche cose pratiche, come fare una marmellata con i frutti di un mio albero (fichi e noci è buonissima!), oppure piantare l’insalata, fare i saponi con la mia vicina di casa, tagliare l’erba, accendere la stufa, ah… fare la pizza nel forno a legna!
Dal vivere in mezzo al bosco a decidere di lavorare il legno in modo creativo e rispettoso della natura c’è un passo che non è scontato. Com’è nata questa avventura?
Questo mio “divertirmi” con i legni non nasce subito col trasferimento in Borgata. Io ho sempre fatto lavori d’ufficio ma in un momento molto particolare della mia vita, anche lavorativa, per gioco mi sono avvicinata ai legni. Quell’estate, per il mio compleanno, Alberto mi ha regalato un attrezzo per lavorare il legno e ho realizzato un anello per me, con un ramo di acero che avevo nella legnaia. E’ venuto così, senza studio, senza esperienza, solo a sensazione ed istinto. Quell’estate ho fatto una decina di pezzi, raccogliendo i legni che mi piacevano nel bosco, portandoli nel nostro capanno degli attrezzi (ora piccolo laboratorio) e provando e riprovando a trasformarli.
Stefania, al lavoro.
Quindi è un po’ come se il bosco ti avesse piano piano chiamata, spingendoti a porti delle domande, a cui lui ha saputo dare delle risposte. Come hai imparato a conoscere gli alberi e a lavorarli? Qual è il tuo albero preferito?
Io conosco solo gli alberi in cui sono fino ad ora imbattuta: rami che trovo qui nei boschi per terra. Cerco di seguire quello che mi colpisce nel pezzo di legno che trovo: a volte il colore, a volte la venatura, a volte la forma. Mi affascina però molto la cultura popolare che da sempre associa a ogni albero un significato legato alla personalità. Per esempio, il ginepro, essendo un piccolo albero che cambia forma e dimensioni a seconda delle condizioni climatiche in cui si trova, è associato alla capacità di riconoscere e perseguire la propria strada, senza interferenze esterne. Per questo è anche il mio albero preferito, in questo momento.
Da quello che racconti il tuo modo di vivere la montagna è molto legato al tuo modo di vivere l’interiorità. Credi che chi viene in montagna sia consapevole di questo rapporto?
Forse tutti noi capiamo quello che siamo predisposti a capire, in quel momento o a seguito di una forte esperienza di vita. Non c’è qualcosa di giusto e qualcosa di sbagliato. Certo mi piacerebbe che chi frequenta la montagna fosse consapevole di cosa gli capita intorno, per godere di piccole cose come l’osservazione di un’impronta sulla neve o i colori di un’orchidea alpina. E’ questo quello che conta.
Tu proponi numerosi laboratori di avvicinamento al bosco e di lavorazione del legno. Cosa impara chi verrà a fare il tuo laboratorio?
Chi verrà a fare un laboratorio da me imparerà qualche aspetto manuale legato alla lavorazione del legno, così come la interpreto io, ma la soddisfazione maggiore sarà quella di sapere che il mio “allievo” avrà imparato a sentire le sensazioni che quel legno gli ha trasmesso, per poterle interpretarle a modo suo, cogliendo gli aspetti più intimi della propria interiorità, attraverso l’ascolto della voce silenziosa dell’albero.
Giulia Grimaldi