Marittime nr. 52 – aprile 2015

Quante volte abbiamo scritto di mostre, piccole o grandi, che hanno messo in evidenza l’opera artistica di qualche nostro bravo pittore o scultore. Vogliamo oggi segnalare l’ammirevole sostegno offerto agli artisti locali dalle due ragazze titolari del Colorificio Pepino di Borgo San Dalmazzo, attività nella centralissima Via Garibaldi, che mettono a disposizione le spaziose vetrine del loro negozio per esporre opere d’arte. Una scelta che, dobbiamo notare, non solo fa sicuramente piacere a chi espone, ma pure al casuale visitatore che ha così modo di conoscere artisti che altrimenti non incontrerebbe facilmente.

In questi primi mesi del 2015 l’attenzione di chi passa in Via Garibaldi è stata verso una serie di bracciali, anelli e collane realizzati scolpendo il legno. Sono di diversa fattura e colori, a seconda dei legni usati, e si fanno notare per la loro raffinatezza. Scopriamo che tali oggetti, ma è meglio se usiamo l’espressione “gioielli”, sono frutto del lavoro di Stefania Larovere, la cui storia personale spiega meglio di ogni altra cosa il raggiungimento di un lavoro artistico così elevato.

Laureata in economia e commercio, dopo anni trascorsi dietro a scrivanie a fare di conto e ad affrontare la burocrazia, Stefania, con il marito Alberto e due cani, si trasferisce dalla città ad una piccola borgata sulla montagna di Rossana, nella bassa Valle Varaita. E’ forte il desiderio di dare un cambio al ritmo della propria vita. Sono il contatto con la natura e l’osservazione attenta degli alberi a dare stimolo allo studio del legno, nelle sue forme, con le sue curvature, le sfumature di colore, la geometria degli anelli concentrici che fanno sempre riflettere sul vissuto dell’albero: un nodo contorto ricorda una difficoltà accettata e superata, il foro perfetto scolpito dal becco di un picchio rimanda ad una convivenza ben riuscita in natura, lo sviluppo diverso degli anelli fa pensare all’impegno dell’albero a guardare sempre al cielo. Così nasce l’interesse artistico di Stefania. La sua formazione nella lavorazione dei legni è assolutamente autodidatta. Nessuna scuola d’arte alle spalle, ed è stato il marito a trascorrere tante giornate per organizzarle un piccolo laboratorio in borgata ed è lì che, a forza di provare, riprovare, arrabbiarsi, fare e disfare ha costruito la sua esperienza.

Il lavoro inizia cercando prima il legno da scolpire. Non legno tagliato con violenza da un albero con un’accetta, ma un ramo raccolto sulla terra, strappato all’albero dal vento o dalla neve, o ancora un legno trovato nell’alveo di un fiume od incastrato fra le pietre di un torrente scosceso. Si prosegue in laboratorio: “La mia intenzione – ci ha detto Stefania – è lasciar parlare gli alberi, io mi ritengo solo un tramite per esaltare la caratteristica che mi colpisce di più del legno ritrovato: a volte la forma, a volte il colore o la venatura. Mi piace anche scoprire che, quando realizzo un pezzo pensando alla persona che lo indosserà, il legno evidenzia molte caratteristiche che riflettono la personalità del destinatario. Per esempio, se so che la persona è ricca di interessi, di passioni, di voglia di vivere, il legno vorrà assumere una forma molto armoniosa, dinamica, movimentata, oppure presenterà un mix speciale di colori e sfumature.” Diversi i tipi di legno adoperati, dal ginepro al bosso, dal noce al larice e altri ancora. Bisogna vederli questi lavori, e ci si renderà conto del perché abbiamo scritto di gioielli. Alla loro bellezza si aggiunge il sapere che essi sono unici, realizzati manualmente, uno ad uno, non ci sono copie. Ma c’è dell’altro: per realizzarli sono stati usati strumenti manuali, come scalpelli e lime, e nel laboratorio i pochi utensili elettrici sono mossi da energia pulita prodotta da pannelli solari. Una scelta ecologica che si aggiunge a quella delle vernici, vernici ad acqua, anche queste ecologiche. “L’aspetto che più mi colpisce di questo “lavoro” – aggiunge ancora la nostra artista – è che i legni avvicinano a me persone particolari, che hanno una sensibilità profonda verso la natura, perché evidentemente condividono con me una passione per le cose semplici, per valori quali l’etica ed il rispetto, che sono il fondamento della mia vita e di tutte le mie scelte fatte. E’ molto bello, perché io ricordo ogni pezzo che ho realizzato, ognuno conserva per sempre una parte di me ed io conosco tutte le persone che ora li stanno indossando. Con molte di loro ho instaurato un rapporto di amicizia ed affetto che prosegue e ci lega nel tempo. Questa sensazione ed emozione non l’avevo mai provata stando seduta davanti ad un computer in un ufficio!”

Ed è questa una ragione in più per la quale abbiamo definito “gioielli” questi legni preziosi che ci vengono dalla borgata Chiavari, Rossana, in Valle Varaita, e non seguono le mode e non sono firmati!

Mauro Fantino

Marittime nr. 52 aprile 2015
(Rivista di cultura, storia e attualità delle Alpi Marittime)